Perche' odiamo aspettare?

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Question Title: 
Perche' <font size="32">odiamo aspettare?</font>
Short answer: 

La capacità di ritardare una gratificazione è un punto di svolta nello sviluppo di ogni bambino e un segno distintivo di cognizione avanzata in molte specie. Tuttavia, la maggior parte degli animali non può sopportare attese più lunghe di pochi secondi, persino quando sono in gioco ricompense consistenti, e anche gli esseri umani di solito odiano aspettare – pensiamo a quanto tempo sappiamo resistere in coda alla posta prima di innervosirci. All'ISTC alcuni ricercatori stanno studiano adulti, bambini e primati non umani per capire quali fattori influenzano la nostra tolleranza dell'attesa. 

Extended answer: 

Un uovo oggi o una gallina domani? Dilemmi simili sono noti come scelte intertemporali: costringono a decidere se ottenere immediatamente un premio più piccolo, o aspettare un po' e sospirarne uno più grande. Scelte simili sono ovunque nella nostra vita quotidiana. Godersi la giornata di sole e uscire per una passeggiata, o stare a casa a studiare per l'esame di settimana prossima? Mangiare la torta al cioccolato alla fine della cena, o rispettare la dieta e perdere peso per l'estate? Comprare quel meraviglioso vestito in vetrina, o mettere via i soldi per la pensione? Si tratta di scelte che incidono sulla qualità della nostra vita, e le persone che sistematicamente non riescono a rimandare una gratificazione sono di solito considerate impulsive. Per questo le scelte intertemporali hanno attirato molta attenzione in economia, psicologia, psichiatria, etologia e filosofia.

All'ISTC il Goal-Oriented Agents Laboratory (GOAL) e l'Unit for Cognitive Primatology (UCP) collaborano per capire quali sono i fattori cognitivi, sociali e ambientali che determinano la tolleranza per l'attese in adulti, bambini e altre specie animali.

Ad esempio, sembra esserci una curiosa connessione tra la pazienza e la capacità di utilizzare strumenti e utensili. Il gruppo UCP ha dimostrato che le scimmie cappuccine (Cebus apella), separate dalla stirpe umana 35 milioni di anni fa, rispetto a specie simili hanno una notevole tolleranza per il ritardo. È una caratteristica che va di pari passo con la straordinaria capacità cappuccini di utilizzare sassi e pietre come utensili, e questo ha suggerito una correlazione tra i due tratti.

Un'altra questione è se il cibo possa indurre un comportamento più impulsivo del denaro, e perché. In linea con precedenti risultati, i ricercatori del gruppo GOAL hanno osservato che gli umani sono in effetti meno tolleranti se a tardare è il cibo, mentre per i soldi hanno più pazienza. D'altro canto, questa tendenza rivela una caratteristica più generale: gli esseri umani sono più motivati ad accumulare soldi che cibo, anche quando non è necessaria alcuna attesa. Questo dimostra che i soldi ci rendono più avidi, non più pazienti, e che le persone nella nostra società soffrono più di avidità che di gola.

Infine, un ritardo può essere più facile o più difficile da tollerare: dipende dai costi dell'attesa. Le ricerche dei gruppi GOAL e UCP indicano che bambini, adulti e scimmie cappuccine sono più disposti a sostenere un'attesa se questa è finalizzata a raggiungere un risultato desiderabile. Inoltre, essenziale è come viene impiegato il tempo mentre aspettiamo: le lunghe attese ci infastidiscono soprattutto quando non abbiamo nulla da fare nel frattempo. Questo mette in evidenza una dimensione qualitativa dell'attesa, che non può essere ridotta a una mera misura quantitativa - quanti secondi, minuti, ore o giorni dobbiamo aspettare. Come e perché si aspetta determina inesorabilmente il nostro grado di tolleranza. 

 

Contatti: Fabio Paglieri, Elsa Addessi

Gruppi ISTC: Goal-Oriented Agents Lab, Unit of Cognitive Primatology

Pubblicazioni attinenti

Addessi E., Paglieri F., Focaroli V. (2011).  The ecological rationality of delay tolerance: insights from capuchin monkeys. Cognition 119 (1), 142-147.

Paglieri F., Castelfranchi C. (2008). Decidere il futuro: scelta intertemporale e teoria degli scopi. Giornale Italiano di Psicologia 35 (4), 743-776 (target article).

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CERVELLO / COGNIZIONE / EVOLUZIONE