La collega Maria Miceli, ricercatrice CNR, è mancata il 4 dicembre 2020

4 Gen 2020 - 01:00
 
 
Una perdita grave e dolorosissima per tutti coloro che la conoscevano personalmente, non solo per i suoi collaboratori. Una perdita grave per la ricerca scientifica, non solo del CNR o italiana; in particolare nel dominio della teoria delle emozioni e motivazioni, da lei esplorato con grande profondità e audacia. Dove il suo lavoro resterà un riferimento illuminante.
 
Di seguito alleghiamo un messaggio inviato da Cristiano Castelfranchi e Rino Falcone, past-direttori dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR dove Maria ha svolto le sue ricerche.
 
Maria Miceli ci ha lasciati. Maria si era ammalata prima di andare, lo scorso ottobre 2019, in pensione. Quella pensione che, come aveva da anni deciso, sarebbe stato un nuovo inizio, una ripartenza di esperienze e attività. Non le è stato possibile. Da vari mesi ormai era finita in una china senza soluzione, dove certe malattie ti condannano ad entrare e dove solo il buio dell’angoscia può essere condiviso. Maria è stata una fantastica compagna di lavoro per noi e per quanti ne hanno potuto apprezzare la profonda intelligenza e sensibilità. E’ stata quello che ti aspetti da un compagno di lavoro, del nostro lavoro che è intelletto e raziocinio, proiezione e analisi: capiva oltre le sue strette competenze e avvertiva il senso anche degli ambiti meno controllati dalla sua formazione. Sapeva sempre darti il giusto impulso e la adeguata e argomentata motivazione o consolazione, se ce n’era bisogno.
 
Lo faceva con una discrezione ed un tatto difficilmente riscontrabili nel nostro mondo. Non era solo dovuto ad una, seppur presente, timidezza insita nel suo carattere e nella sua esperienza di vita.
Era soprattutto uno stile, un approccio: una consapevole gestione delle relazioni e delle influenze reciproche. Quello di chi sa di manipolare il mondo complesso della cognizione e delle sue delicate sfaccettature (e lei sapeva analizzarle come pochi altri): per lei lo studio di questi ambiti era naturalmente legato alla pratica di vita, non come un orpello o una dote da manifestare ma come un sentimento profondo e sentito di tutta la sua esperienza quotidiana.
 
Quanti l’hanno conosciuta profondamente in ISTC sono testimoni di questo suo straordinario carattere. La sua amicizia è stata per noi una grande fortuna e un dono che porteremo nel nostro animo.