Lo sviluppo fonetico-fonologico nell'acquisizione di L1 e di L2

In questi ultimi anni, gli studi sugli aspetti fonetico-fonologici dello sviluppo linguistico sono stati caratterizzati dalla crescente consapevolezza che l'evoluzione fonetica, non diversamente da altri settori del comportamento umano, obbedisce alla legge biologica di massimizzare l'efficacia comunicativa con il minimo dello sforzo, partendo da proprietà percettive, motorie e cognitive che affondano le loro radici nella neurofisiologia del sistema uditivo-vocale, e che evolvono con un proprio orologio biologico, ma in interazione reciproca, filtrando ed elaborando gli stimoli esterni. Le prime forme linguistiche ad essere prodotte dal bambino emergeranno quindi dalla tensione tra facilità di produzione e salienza percettiva dei foni. Nel corso del primo anno di vita i bambini si sintonizzano sulle categorie consonantiche e vocaliche di L1, rafforzando e raffinando la discriminazione dei contrasti fonetici nativi e indebolendo quella per i non nativi. Verso la metà del secondo anno di vita, i bambini useranno le categorie fonetiche native per rappresentare le parole e guidare l'apprendimento lessicale. Queste categorie fonetiche specifiche diventeranno le categorie fonologiche che guideranno le abilità di rima e allitterazione negli anni prescolari, e che sono essenziali per mappare i suoni della lingua nel sistema ortografico, per imparare a leggere, scrivere, sillabare.
L'analisi di tipo evolutivo è importante sia per stabilire modi e tempi per l'acquisizione di competenze, abilità e strutture linguistiche nel bambino, sia per meglio comprendere struttura e funzione del linguaggio nel parlante adulto. Uno stadio essenziale dello sviluppo fonetico, che si presenta con caratteristiche ben precise, è il cosiddetto babbling. Con questo termine si definisce una sequenza di sillabe di tipo consonante-vocale (CV) con un'organizzazione temporale simile a quella del linguaggio adulto. C'è una continuità tra babbling e prime parole, sia nel senso temporale che la fase terminale del babbling si sovrappone alla fase iniziale dell'acquisizione lessicale, sia nel senso sostanziale che le prime parole sono costruite col materiale fonetico alla base del babbling. L'uso sistematico di sillabe canoniche (del tipo CV) nel periodo prelinguistico fornisce al bambino una base in termini di pratica motoria orale, matching vocale-uditivo, produzione di forme a cui assegnare un significato. Un buon babbler dunque diventerà di solito anche un buon parlatore e un buon lettore.
Nel campo delle ricerche sulle caratteristiche fonetiche della produzione lessicale, l'aspetto più studiato è senza dubbio quello segmentale, a causa di molteplici esigenze, sia di carattere pratico che teorico. I due tipi di analisi principali prendono il nome a. indipendente e a. dipendente, in base alla loro relazione col modello adulto. Un inventario fonetico è il tipico prodotto dell'analisi indipendente del corpus lessicale infantile, cioè non condotta sui target della lingua adulta, ma sulle produzioni lessicali effettive del bambino, e costituisce una classificazione, basata sulle caratteristiche di luogo, di modo di articolazione e di sonorità, dei foni presenti in un dato campione lessicale. L'analisi di tipo dipendente mette in relazione le produzioni del bambino con il modello adulto per quantificare e classificare gli "errori" (percentuali di foni scorretti, analisi dei processi fonologici).
Bisogna però rimarcare che nelle prime tappe dello sviluppo linguistico, l'aspetto relativo all'acquisizione del corretto controllo motorio pone al bambino una sfida altrettanto complessa e impegnativa dell'acquisizione delle categorie cognitive relative alla produzione fonologica e, più in generale, linguistica. Lo studio dell'acquisizione del controllo motorio è reso però complicato nel bambino prescolare dalla difficoltà di usare dispositivi per la rilevazione diretta dei movimenti (perché richiedono soggetti collaborativi) e dalla inadeguatezza dell'analisi del percetto uditivo, perché basata sulla trascrizione fonetica e quindi su categorie qualitative. In questo caso la metodologia d'elezione diventa l'analisi acustica, che è in grado di quantificare il continuum tempo-frequenziale dei foni, e di ricavare per inferenza informazioni sui movimenti che li hanno prodotti (per es. con l'analisi del Voice Onset Time o VOT e l'analisi della coarticolazione). Secondo l'ipotesi oggi più accreditata il bambino restringe progressivamente il dominio dell'organizzazione articolatoria dalla sillaba ai singoli gesti C e V, quindi la coarticolazione diminuisce e la distintività fonemica aumenta. I risultati sperimentali suggeriscono inoltre l'esistenza di due tipi di percorsi evolutivi, basati sui luoghi articolatori (e su strategie coarticolatorie diverse, fondate sui vincoli biomeccanici sottostanti), che riguardano le consonanti bilabiali da una parte e le consonanti dentali e velari dall'altra.
Per quanto riguarda l'acquisizione di L2, parleremo soprattutto di "bilinguismo precoce" (BFLA), che si ha quando il bambino è esposto regolarmente ad almeno 2 lingue dalla nascita ai sei anni, e di "apprendimento precoce" (ESLA; il bambino è esposto regolarmente ad almeno 2 lingue da un anno e mezzo ai quattro anni). Tradizionalmente i bambini bilingui sono stati considerati maggiormente a rischio per l'acquisizione corretta del linguaggio, ma più recentemente l'essere bilingui è stato rivalutato nei suoi aspetti positivi ("transfer positivo"), oltre che per quelli negativi ("transfer negativo"). Una recente rassegna (Hambly et al., 2013) sulla produzione fonetico-fonologica dei bambini bilingui ha selezionato pochissimi studi condotti su campioni relativamente ampi per numero di soggetti. In questi studi, i bambini bilingui sono di solito confrontati con i monolingui per dimensione degli inventari fonetici ed analisi degli errori (in termini di percentuali di correttezza dei foni e di tipologia degli errori). Pur fornendo un immagine complessa, i risultati autorizzano ad affermare che i bambini bilingui tendono a mostrare caratteristiche di sviluppo diverse da quelle dei bambini monolingui. Essi evidenziano errori che sono atipici nello sviluppo normale, sia in una che in ambedue le lingue, come pure una frequenza inusualmente alta di errori tipici dello sviluppo normale ad un'età più avanzata di quella dei coetanei monolingui. Non vi sono solo prove di un transfer dalla lingua dominante (L1) alla lingua acquisita più tardi (L2), ma anche di un transfer di direzione contraria. In base alle osservazioni che gli stessi fonemi condivisi nelle due lingue sono acquisiti in età diverse e alla diversità dei processi fonologici, la maggioranza degli studi citati sembra propendere per l'esistenza di due sistemi fonologici separati che interagiscono. Sembra inoltre che il transfer positivo sia più evidente con la maggiore età e durata dell'esposizione ad una seconda lingua. Se questa ipotesi fosse confermata, potrebbe suggerire che il periodo critico per l'acquisizione bilingue può essere più lungo di quello dei bambini monolingui. Al momento non ci sono prove convincenti che i bambini bilingui sviluppino il linguaggio più lentamente rispetto ai bambini monolingui, ma il loro sviluppo è qualitativamente diverso e più variabile, a causa dell'interferenza tra le strutture linguistiche e fonologiche delle due lingue. La forte variabilità del transfer crosslinguistico è dipendente non solo dalle caratteristiche linguistiche delle due lingue in gioco (per es. la complessità articolatoria dei fonemi, la loro frequenza d'uso e il loro carico funzionale, ma anche da caratteristiche idosincratiche come la dominanza di una lingua sull'altra, l'età di acquisizione di L2 e le abilità linguistiche di tipo generale (Flege, 2007), insieme con le strategie di interazione personale (Schnitzer e Krasinski, 1996).

Tipo Pubblicazione: 
Contributo in volume
Author or Creator: 
Zmarich Claudio
Pinton Alessandra
Lena Loretta
Publisher: 
Edizioni Erickson, Trento, ITA
Source: 
edited by Marotta Luigi, Caselli Maria Cristina, pp. 87–124. Trento: Edizioni Erickson, 2014
Date: 
2014
Resource Identifier: 
http://www.cnr.it/prodotto/i/311326
urn:isbn:978-88-590-0640-4
Language: 
Ita
ISTC Author: 
Ritratto di Claudio Zmarich
Real name: