Il libro come oggetto e la lettura come pratica rituale situata. La socio-materialità del leggere e del suo insegnamento

Il paper che si intende presentare si propone di analizzare il libro come oggetto socio- materiale, focalizzandosi, in particolare, sugli aspetti sensibili ed estetici della lettura e dei relativi processi educativi e di apprendimento. Esso guarda dunque al libro come oggetto fisico, aperto tanto alla nostra percezione quanto alla nostra manipolazione, e considera il leggere quale pratica situata all'interno di un campo fenomenico.
Il materiale empirico su cui si basa l'analisi deriva dalla ricerca che sto conducendo da circa un anno sulle pratiche di lettura degli/lle adolescenti, con particolare riferimento al più ampio panorama dei loro consumi culturali ed al ruolo svolto della scuola. Il territorio indagato è quello della Provincia di Trento. I dati consistono, da un lato, in a) una serie di interviste i) a insegnanti di lingua e letteratura italiana degli istituti secondari superiori (n=28) e ii) a bibliotecari/e che operano sul territorio considerato (n=13) e, dall'altro lato, in b) una serie di focus group con studenti e studentesse del biennio delle scuole superiori (n=8).
Il libro rappresenta uno strumento fondamentale nei processi educativi e di apprendimento. Raramente, tuttavia, esso viene analizzato a partire dalla sua materialità. La lettura, parimenti, viene spesso considerata un'attività in un certo qual modo neutra a livello dell'esperienza vissuta, un'attività il cui nucleo è costituito dalla comprensione (memorizzazione, rielaborazione, ecc.) dei contenuti proposizionali del testo. Benché questa sia certamente una delle funzioni che la nostra società ha assegnato al libro, soprattutto in ambito educativo, ritengo importante considerare i numerosi altri aspetti che il libro ed il/i suo/i uso/i chiamano in causa - aspetti di cui sia insegnanti che studenti/esse paiono tener conto.
Il paper prende dunque in considerazione due questioni principali: la socio-materialità del libro e lo spazio-tempo fenomenico della lettura. In primo luogo, vengono quindi esplorate le rappresentazioni dei soggetti considerati relative al libro come oggetto fisico: la dichiarata necessità di possederlo nella sua materialità - anche a dispetto delle recenti innovazioni digitali - e le radici tanto estetiche quanto pragmatiche di tale necessità. Da un lato, infatti, il libro è un manufatto che si da alla nostra percezione, che ha un odore, un colore, un peso, una dimensione e così via; dall'altro, esso si presenta come oggetto sul quale è possibile agire, che è quindi possibile manipolare e modificare, sottolineando parti di testo, scrivendo sui margini, piegando le pagine, aprendolo e riaprendolo nello stesso punto, ecc. È attraverso queste pratiche d'uso che il libro si riveste di ulteriori significati, fino ad acquisire in alcuni casi quell'aspetto "vissuto" che va a costituire un'altra delle sue caratteristiche estetiche, sensibili e percettibili.
Da questo punto di vista, inoltre, essendo il libro non solo un oggetto del mondo, ma
anche un oggetto nel mondo, avendo dunque una dimensione sociale oltre che materiale, occorre considerare come la sua futura circolazione - le mani in cui si prevede finirà, potremmo dire - ponga dei vincoli alle sue pratiche d'uso, al modo in cui (non) lo si manipola e modifica, all'esperienza stessa, quindi, che di esso si fa. Se a volte risulta davvero difficile non lasciare tracce della nostra lettura su un volume preso in prestito in biblioteca o da un/a collega, altre volte un libro che non ci aspettavamo di condividere può finire per dire troppo di noi (così come i corpi, infatti, anche gli oggetti possono, seguendo la distinzione goffmaniana, tanto comunicare quanto esprimere). Questa dialettica pubblico-privato, già di per sé meritevole di interesse, a mio giudizio, risulta ancor più rilevante se inserita all'interno di una riflessione sulle trasformazioni - potenziali e in atto - nel mondo dell'educazione, soprattutto in termini, tecnologici ma non solo, di innovazione e riorganizzazione dei supporti ai processi di apprendimento.
In secondo luogo, il paper si concentra sulla dimensione rituale del leggere e su quella, strettamente intrecciata alla precedente, fenomenica ed esperienziale. La lettura viene dunque analizzata come pratica sociale situata, dotata non solo del proprio oggetto principe, il libro, ma anche delle proprie condizioni - sociali, rituali e materiali - di messa in atto: il periodo dell'anno, il momento della giornata, la presenza/assenza di altre persone, il luogo e l'uso cui questo è socialmente deputato, le caratteristiche fisiche dell'ambiente come la luce, il rumore, le qualità dell'aria, ecc. sono tutti aspetti di estrema rilevanza. Emerge, a partire dall'analisi delle rappresentazioni dei diversi attori e dei processi di sense-making da loro messi in atto, l'esistenza di uno spazio-tempo (ritenuto) ideale per la pratica della lettura, il quale è parte integrante della pratica stessa. Esiste, quindi, una concezione largamente condivisa - in particolare tra gli insegnanti, ma non solo - di quell'attività che è leggere, concezione che va poi inevitabilmente ad influenzare la messa in atto pratica di tale attività e l'esperienza che di essa si fa.
In questo senso, infine, occorre considerare che la lettura, proprio in quanto pratica sociale, può venire insegnata e appresa. Una delle agenzie istituzionalmente dedicate a questo fine è certamente la scuola. L'ultima parte del paper è quindi dedicata all'analisi dei modi in cui la lettura viene insegnata, non tanto in termini di processi cognitivi, quanto come pratica e come esperienza. La domanda cui si cerca di rispondere è la seguente: come viene trasmessa socialmente - e così ri-prodotta - questa pratica? L'attenzione è rivolta, più specificamente, ai metodi didattici, agli strumenti e agli espedienti utilizzati dagli insegnanti delle scuole secondarie superiori a questo fine. Come si vedrà, molti di questi hanno a che fare, essi stessi, con gli aspetti sensibili e materiali del leggere, col contesto, ancora una volta rituale e materiale, in cui tale attività deve o dovrebbe venire svolta. La cosiddetta "ora di lettura" individuale in classe, ad esempio - sulla quale il paper si sofferma in modo particolare, vista, da un lato, la sua diffusione e, dall'altro, la sua centralità rispetto ai temi trattati - pare creare le difficoltà maggiori relativamente alla necessità di modificare l'ambiente dell'aula scolastica così da avvicinarlo il più possibile alle condizioni considerate ideali per la pratica della lettura, allo spazio-tempo proprio di quelle rappresentazioni idealtipiche che sono inseparabili, se non analiticamente, dalla pratica stessa.
A partire dai suoi elementi costitutivi, dalle sue condizioni di messa in atto, dalle rappresentazioni e dai processi di significazione che la investono, il paper si propone dunque quale analisi di una pratica sociale, la lettura, e del suo insegnamento.

Tipo Pubblicazione: 
Contributo in atti di convegno
Author or Creator: 
Chiara Bassetti
Source: 
Convegno nazionale Ais-Edu, Workshop: La socio materialità dei processi educativi e di apprendimento, University of Trento, Italy, 16-17 March 2012
Date: 
2012
Resource Identifier: 
http://www.cnr.it/prodotto/i/299153
Language: 
Ita