Conversazioni in Lingua dei Segni Italiana: rappresentazione e traducibilità linguistica

Le Lingue dei Segni (LS) costituiscono un'enorme sfida per chi si addentra nel campo delle riflessioni
sulla natura del linguaggio umano (Russo Cardona & Volterra, 2007). Esse rappresentano un fortissimo
stimolo a rivedere le definizioni del linguaggio così come prende forma nello scenario prototipico
dell'interazione faccia-a-faccia. Nelle lingue orali, abbiamo di recente assistito ad un rinnovato interesse sul
modo in cui i significati vengono co-costruiti in tempo reale dai partecipanti ad una conversazione. Seguendo
questo approccio, sintassi e lessico possono essere visti in termini funzionali e contestuali, ossia come risorse
linguistiche che a livello relazionale, percettivo e cognitivo sono inestricabili da aspetti comunicativi e
pragmatici (Ochs et al., 1996). Su questa base, risultano preziose molte scelte metodologiche mutuate dalla
tradizione di ricerca della Conversation Analysis (CA, Fele, 2007; Schegloff, 2007). Direzioni di ricerca
affini già avviate per quanto riguarda le LS si sono focalizzate prevalentemente sui meccanismi di
turn-taking, descrivendo l'utilizzo di regolatori della conversazione (ad es. lo sguardo, o strategie come il
waving o il tapping) nelle interazioni tra persone sorde (Baker, 1977; McIlvenny, 1995; Coates & Sutton-
Spence, 2001). Altre ricerche hanno invece indagato il ruolo della visione nella percezione delle LS (Muir &
Richardson, 2005; Emmorey et al., 2009).
La rilevanza di questi studi ci ha indotto ad applicare tale approccio metodologico nell'analisi di
conversazioni in Lingua dei Segni Italiana. Tuttavia, le tecniche sviluppate per raccogliere, rendere e
analizzare il parlato possono non essere appropriate se applicate al segnato (McIlvenny, 1995). Un problema
centrale riguarda la trascrizione: come osservato nella metodologia CA applicata alle lingue parlate, la
trascrizione si rivela di importanza fondamentale per analizzare adeguatamente i dati e per permettere a
qualsiasi persona conosca la lingua di ricostruirne le forme. La comunità sorda segnante non ha ancora
sviluppato storicamente un sistema di scrittura al quale poter attingere per la notazione del segnato. La
proposta metodologica di utilizzare per le trascrizioni delle LS etichette prese a prestito dai sistemi lessicali
delle lingue verbali, definite inappropriatamente "glosse", ha mostrato le sue debolezze quando si tratta di
evidenziare aspetti multimodali che invece vanno necessariamente considerati (Pizzuto et al., 2006). Allo
stato attuale della ricerca italiana sembra promettente l'utilizzo del sistema di notazione Sign Writing (SW,
Sutton, 1999) che consente di rappresentare i pattern di forma-significato peculiari delle LS con
un'accuratezza finora mai riscontrata in altri sistemi di notazione (Di Renzo et al., 2006). La lettura e
l'interpretazione dei dati vengono agevolati dalla possibilità di riprodurre adeguatamente il flusso del
segnato, permettendo di notare caratteristiche, occorrenze e ricorrenze di proprietà linguistiche e, soprattutto
nel caso dell'analisi conversazionale, di "frammenti di linguaggio" altrimenti difficilmente notabili.
In questo studio analizziamo alcuni segmenti di una conversazione spontanea tra due segnanti,
registrata tramite un programma di videochat. Si intende mostrare come, dal punto di vista sintattico, le frasi
segnate facciano largo affidamento al co-testo conversazionale, alle inferenze attivate dei segnanti in base
alle sequenze conversazionali ed ai "feedback" che questi si danno attraverso lo sguardo per regolare
l'interazione e permettere un agevole interscambio dei turni. Lo sguardo e le componenti non manuali
rivestono, inoltre, un ulteriore ruolo "interno" alla lingua nel segnalare, fra l'altro, l'atteggiamento che i
segnanti hanno rispetto a ciò che dicono e nel creare e nel mantenere il riferimento linguistico. Lo studio
delle peculiarità delle componenti non manuali nelle LS permette di ripensare in diversa luce il ruolo nella
comprensione dei significati di quelle che nelle descrizioni formali delle lingue verbali sono abitualmente
definite componenti 'paralinguistiche' (Schegloff, 1984; McClave, 2001). Attraverso l'utilizzo del SW come
sistema di trascrizione, intendiamo mostrare come una rappresentazione adeguata delle forme che la lingua
assume nell'interazione risulti una premessa necessaria per un'efficace riflessione metalinguistica. È in
questo territorio meta- che potranno infine crearsi le possibilità di un processo di traduzione che riesca a
mettere efficacemente in contatto le LS con le lingue vocali nei loro specifici contesti di utilizzo.

Publication type: 
Contributo in atti di convegno
Author or Creator: 
Gianfreda, Gabriele
Di Renzo, Alessio
Publisher: 
Bulzoni, Roma, ITA
Source: 
I luoghi della traduzione. Le interfacce. Atti del XLIII congresso internazionale di studi della Società di Linguistica Italiana (SLI) (LXIII Congresso della SLI), pp. 207–222, Verona, Italia, 24-26 settembre 2009
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Date: 
2011
Resource Identifier: 
http://www.cnr.it/prodotto/i/204653
urn:isbn:978-88-7870-595-1
Language: 
Ita
ISTC Author: 
Alessio Di Renzo's picture
Real name: