Fonologia e acquisizione. In che modo l'esperienza della lingua materna plasma la percezione dei suoni del linguaggio?

ABSTRACT.
Scopo di questo lavoro è valutare l'influenza che la fonologia della lingua materna esercita sulla percezione di opposizioni fonologiche non-native da parte di ascoltatori adulti monolingui. La nostra prospettiva teorica si centra sul Perceptual Assimilation Model (PAM), un modello della percezione linguistica non-nativa sviluppato da C. Best (cfr., ad esempio, Best, 1993; 1994a; 1994b; 1995; 1996; 2007). Il modello si basa sull'osservazione empirica che i contrasti fonetici non-nativi non pongono tutti lo stesso grado di difficoltà percettiva all'ascoltatore maturo, e assume che la capacità di discriminarli dipenda dalle similarità e dalle dissimilarità fonetico-articolatorie che l'ascoltatore percepisce fra foni non-nativi e il sistema fonetico-fonologico nativo.
La novità di PAM, che lo differenzia da altri modelli di percezione linguistica non-nativa, resiede nella definizione di cosa conti come "percettivamente simile". PAM definisce la similarità percettiva nel quadro teorico della Articulatory Phonology (cfr., ad esempio, Browman e Goldstein, 1986, 1989, 1990, 1992; Goldstein, 2003; Goldstein e Fowler, 2003) e della Direct Realist Theory of Speech Perception (Gibson, 1979; Fowler, Rubin, Remez e Turvey, 1980). La percezione dei suoni del linguaggio si basa, secondo questa prospettiva, non tanto sulle proprietà acustiche dello stimolo prossimale, quali ad esempio la sua salienza, quanto sulla fonte distale dello stimolo, ovvero sugli eventi articolatori che danno forma all'informazione contenuta nei segnale. In questo caso la fonte distale è costituita dai gesti articolatori.
In questo studio valuteremo le predizioni del Perceptual Assimilation Model sia nella sua versione originaria, che in una versione più recente che fa propria una nuova ipotesi derivata dalla Fonologia Articolatoria. Tale ipotesi, nota come Articulatory Organ Hypothesis (Goldstein, 2003; Goldstein e Fowler, 2003; Studdert-Kennedy e Goldstein; 2003) è stata originariamente sviluppata per spiegare il processo di "sintonizzazione" (attunement) sulle strutture fonetico-articolatorie della lingua materna, e si fonda sul ruolo svolto dai gesti degli "organi" articolatori (labbra, apice della lingua, dorso della lingua, radice della lingua, velo e glottide) nella struttura fonologica della lingua materna e nelle assimilazioni percettive dei contrasti non-nativi. Secondo questa nuova versione di PAM, un ascoltatore avrà una maggiore difficoltà nel discriminare contrasti fonetici distinti da gesti prodotti con lo stesso articolatore primario (contrasti "intra-organo") rispetto a contrasti fonetici distinti da gesti prodotti con articolatori diversi (contrasti "tra-organi").
Abbiamo testato questa ipotesi in due esperimenti di percezione con soggetti le cui lingue native (italiano e danese) hanno fonologie che consentono di predire assimilazioni percettive diverse degli stessi contrasti non-nativi (inglesi). I risultati evidenziano i limiti di una versione forte della Articulatory Organ Hypothesis quando applicata alla percezione di ascoltatori adulti, e suggeriscono una possibile revisione di PAM.

Publication type: 
Contributo in volume
Author or Creator: 
Avesani, C.
Vayra, M.
Best, C.T.
Bohn, O-S
Publisher: 
Pacini, Pisa, ITA
Source: 
Processi fonetici e categorie fonologiche nell'acquisizione dell'italiano, edited by L. Costamagna; G. Marotta;, pp. 15–41. Pisa: Pacini, 2008
Date: 
2008
Resource Identifier: 
http://www.cnr.it/prodotto/i/139913
urn:isbn:978-88-6315-056-8
Language: 
Ita